La Jukkai Sesshin (ritiro di pratica intensiva di 10 giorni) è indubbiamente uno dei momenti più intensi e formativi della nostra scuola e si svolge in uno dei posti più mistici del Tesino: al Tempio Tenryuzanji del Venerabile Seiun, nostro maestro di arti marziali, nonché monaco buddhista.
Questo ritiro rappresenta uno dei momenti più alti della formazione di un praticante, in quanto condensa, nei dieci giorni che lo compongono, lo studio marziale, quello spirituale e la vita in comunità, in un contesto naturalistico che non ha eguali: un tempio buddhista immerso nella natura più incontaminata e avvolto da un atavica spiritualità.
Il giorno prima del ritiro racchiude gelosamente emozioni contrastanti. Da un lato, la voglia di mettersi in gioco e sfidare i propri limiti, la consapevolezza delle poche ore di sonno condite da duri allenamenti e l’imprevedibilità delle decisioni dei Maestri; dall’altra, la possibilità di allontanarsi dalla freneticità del mondo quotidiano per immergersi, insieme ai compagni di dojo, in un luogo dove la solidarietà e la serenità d’animo sono la chiave per affrontare le sfide quotidiane.
Una peculiarità della nostra scuola è la trasversalità geografica delle sue sedi, nonché della provenienza dei suoi componenti. Castelfranco Veneto rappresenta il luogo dove tutto ha avuto inizio, poi Bologna e, da poco, Cagliari! Diversi allievi, invece, per motivi di lavoro risiedono in diverse città europee, ecco perchè il primo giorno è, per così dire, di accoglimento. Piano piano, nell’arco della mattinata, tutti i componenti del Sakushinkan arrivano al tempio accogliendosi vicendevolmente con battute e sorrisi.

Ho sempre vissuto il primo giorno come la conferma che qui, il tempo, scorre in modo diverso. Gradualmente, tutti i deshi (cioè i praticanti marziali) arrivano e si ritrovano; ed è come se ogni ritiro ed esperienza in questo magico luogo scorressero su un binario parallelo che non conosce pause o interruzioni. Quasi come se fosse una sorta di vita che continua al di sopra della vita quotidiana.
Durante il pomeriggio si cominciano i preparativi per la Jukkai Sesshin. Consistono nel rendere il tempio e la natura circostante idonei ad ospitarci al meglio, ed è nostro dovere predisporli a tale scopo. C’è chi taglia l’erba, chi si dedica alla cucina, chi a sistemare la sala di dharma (dove si pratica la liturgia buddhista e la meditazione, ma anche luogo destinato ad accogliere i deshi durante la notte) e, infine, chi sistema il noto e iconico “tendojo”, soprannome dato al tendone che, nel terrazzamento qualche metro più in alto del tempio, ospita la pratica marziale.
Le giornate seguenti al tempio hanno una routine serrata. La sveglia è alle 5.30 ed è uno dei momenti migliori per godersi la natura circostante. Una leggera brezza ti avvolge il viso e danza al ritmo del canto degli uccelli. Il sole, ancora timido dietro la montagna, sorgerà nell’ora seguente, illuminando il volto dei deshi che praticano meditazione e, successivamente, la liturgia (“Zazen e Gongyo” della mattina).
La meditazione procede nella sala di Dharma fino alle 7 ed è seguita dalla liturgia buddhista fino alle 7.30. A seguire, si scende al piano di sotto passando per l’esterno, fino a raggiungere la frangia di prato di fronte alla porta principale, luogo in cui si pratica il Ki-ko e il Taikyokuken (Chi Kung e Thai Chi Chuan in cinese) del mattino fino alle 8.00 circa.

Praticare quotidianamente questa routine rende il risveglio un piacere unico e la colazione ancora più speciale. Il tempo da dedicare alla colazione è di circa un’ora e mezza. Non si tratta solo del pasto mattutino, ma anche di un’occasione per vivere la comunità. I pasti al tempio diventano un momento prezioso di socializzazione e divertimento, in cui si consolidano vecchie amicizie oppure si stringono nuovi legami.
Dopo aver diligentemente sistemato la tavola e lavato i piatti alle 9.30/10.00 inizia l’allenamento. Ci si comincia a vestire con la divisa marziale, il keiko gi che, essendo l’allenamento all’aperto e in mezzo alla natura, è di colore nero (viceversa, negli allenamenti in palestra si usa il bianco).
Mi ha sempre affascinato il momento in cui si comincia a praticare. È come se, d’un tratto, si abbandonasse l’atmosfera che ha caratterizzato le prime ore del mattino e ci si addentrasse in una vera e propria atmosfera militare, connotata da severità e disciplina.
Gli allenamenti sono diversi a seconda della giornata e di ciò che decide il maestro. Tuttavia, il minimo comune denominatore è la resistenza e la determinazione che il praticante deve adottare. L’intensità degli esercizi (in circuiti costruiti in mezzo alla natura o in coppia con i compagni) può raggiungere livelli tali da pensare di doversi fermare per dare al proprio corpo il tempo di riprendersi. Ma non c’è nulla di più sbagliato. Sono questi i momenti che mi hanno fatto scoprire energie nascoste, quasi primitive. Nulla di legato al pensiero, anzi. Forse è proprio il “non pensiero" che permette di scoprile. Non assecondare la mente pigra è il segreto per resistere agli allenamenti; e, quando al termine senti il Sensei tuonare nell’aria “yame” (che indica la fine dell’allenamento), la soddisfazione di non esserti fermato ripaga ogni sacrificio.

Al termine dell’allenamento segue il pranzo, dopo il quale è lasciato del tempo personale a ciascun deshi. Nel pomeriggio, invece, si pratica un secondo allenamento, non meno intenso del primo, in cui si studiano i rispettivi programmi marziali fino alle 17.30. A seguire inizia lo “Zazen e Gongyo” della sera, ovverosia la pratica meditativa e religiosa similare a quella della mattina.
La cena comincia alle 20.00. Dopo la meditazione e la pratica spirituale andiamo tutti in cucina e, così come per il pranzo e la colazione, ci prepariamo al pasto serale sistemando la tavola e le varie pietanze, rigorosamente rispettose di ogni forma di vita e l’ambiente. A Seiun sensei, il nostro maestro, piace sottolineare come non si tratti tanto di una dieta vegana quanto piuttosto di una dieta non violenta!
Solitamente dopo la cena il sonno richiama il corpo come i fiori le api. Tuttavia, può essere che il bramato momento sia preceduto da conversazioni filosofiche e religiose guidate dalla conoscenza del Sensei, oppure (stanchezza permettendo) da momenti di svago. Tra una cosa e l’altra, si va mediamente a dormire verso le 23.00, lasciando che il corpo sprofondi sul materassino cullato dal rumore del vento che si infrange tra gli alberi della foresta circostante.
Per la maggior parte del tempo le giornate scorrono in questo modo ad eccezione di alcune occasioni che rendono il ritiro ancora più entusiasmante. Infatti, la Sesshin prevede anche un altro prezioso ed altrettanto indimenticabile momento di pratica chiamato Yama-Iri. Si tratta di una camminata tra le montagne, precisamente dal tempio Tenryuzanji fino a Passo Brocon, che mediamente occupa l’intera giornata. Secondo la nostra tradizione marziale la montagna è il luogo di pratica per eccellenza. Attraverso collaudate pratiche della tradizione Shugendo c’è la possibilità di fare proprie le energie che il territorio montano offre gratuitamente, rendendo la camminata con i compagni un vero e proprio allenamento.

In totale sono circa 48 km di camminata in un solo giorno! Si parte la mattina dopo la consueta routine comprensiva di colazione e, dopo sei ore e 24 kilometri camminati, si raggiunge la malga verso le 15.00. Segue un’indispensabile ora di riposo in cui si mangia e si recuperano le forze in un panorama mozzafiato. Dopodiché si torna indietro per un percorso diverso ma di eguale lunghezza e, all’incirca verso le 22.00, eravamo tutti tornati al tempio pronti per cenare e andare a dormire.
L’esibizione di arti marziali presso il festival del Giappone di Castello Tesino è stata la seconda preziosa occasione che ha dato un’interessante nota di vivacità al ritiro. Il festival è consistito in 4 giornate, all’insegna della cultura giapponese, in cui si sono alternate danze tradizionali (come l’insolita danza Butoh) ad eventi culturali di vario tipo, come la presentazione del libro di Luigi Gatti sul cammino degli 88 templi nell’isola di Shikoku.
Osservare gli sguardi dei turisti da un lato e degli stessi paesani dall’altro che ammiravano estasiati le esibizioni ha conferito agli incontri una sfumatura esoterica, avvicinando le due culture in un modo che personalmente non credevo possibile.
Nel pomeriggio della seconda giornata del festival la nostra scuola si è esibita in una dimostrazione di alcune tecniche che contraddistinguono il nostro programma marziale. L’esibizione è stata organizzata in una sorta di climax ascendente accompagnata dalla spiegazione di Seiun sensei: dapprima io e un mio compagno abbiamo mostrato delle tecniche base, sia a mani nude che con l’hanbo (bastone marziale da allenamento di circa 90 cm) e, a seguire, i compagni più esperti si sono esibiti in proiezioni e leve articolari suscitando molto stupore nei presenti.

L’ultimo inaspettato momento di questa straordinaria esperienza di vita è consistito negli esami. Due deshi (tra cui colui che scrive) hanno sostenuto, sotto l’egida dei maestri, il settimo e il decimo kyu, studiati precedentemente durante gli allenamenti. Gli esami sono stati sostenuti a Ferragosto, dopo l’abbondante pranzo a base di involtini primavera. Tuttavia, ciò che ha reso indimenticabile il momento è il fatto che non erano stati previsti. Delle verifiche a sorpresa insomma! Fortunatamente sia io che Francesco siamo riusciti, davanti agli occhi attenti dei maestri e dei commensali, a portare a termine tutte le tecniche dei rispettivi programmi riuscendo così a superare l’esame.

Sarebbero molte ancora le cose da scrivere su questa Sesshin e i piccoli momenti che hanno reso il ritiro un ricordo indimenticabile, tuttavia non vorrei annoiare il lettore con piccolezze che purtroppo sfuggono agli occhi di chi non le ha vissute. Mi limito a sottolineare però, che in un’epoca governata dalla freneticità, dall’online, dal computer e dal grigio cemento delle città, la Jukkai Sesshin è un esperienza formativa preziosa. La vita in comunità crea e rafforza i legami in modi inaspettati ed insegna che, al contrario della retorica moderna, vivere con poco e avere una vita frugale con i propri compagni è il segreto della vera serenità.
Antonio
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